Bassetti. Velocità, coraggio, radicalità. Solo così si può vincere il virus.

Bassetti. Velocità, coraggio, radicalità. Solo così si può vincere il virus.

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di Piero Bassetti
( estratti dall'intervento alla videoconferenza di Sabato 2 maggio 2020)

Sono combattuto tra due atteggiamenti.
Sono incerto se dare al mio intervento una impostazione costruttiva, incoraggiando un ottimismo che non ho; oppure se devo lasciar emergere le tante perplessità che ho in questo momento, dando sfogo alla parte 'destruens'.

Dico questo anche perché in qualche modo influenzato dalla recente lettura di una analisi sulle conseguenze economiche della pandemia, lo studio previsionale di un amico il quale sostiene, ed io concordo, che nulla - o molto poco - sarà più come prima all'uscita del tunnel: ci troveremo comunque in un'altra valle rispetto a quella da cui siamo partiti. (AL DI LÀ DEL TUNNEL, di Marco Vitale)

È una presa d'atto quasi banale, se non fosse che intorno a me vedo invece una tendenza esattamente contraria, tutta tesa a negare l'evidenza, in uno sforzo di ricostruire il massimo di ciò che c'era 'prima'.

La mia non è una critica generica: a me sembra che anche noi -tutti- pensiamo questo; che anche noi pensiamo di poter ricostruire il nostro 'status quo ante'. E non ci rendiamo conto che anche noi siamo cambiati, siamo già un'altra cosa, rispetto a ciò che dicevamo e pensavamo, per esempio, nella nostra pure proficua e stimolante assemblea di Verbania.
A Verbania, infatti, eravamo ancora disposti ad accettare i " Fondamenta" dell'azione politica: al " chi siamo" e " cosa vogliamo"  davamo una risposta che oggi già non è  più valida.
Perché questo è il punto.
Allora eravamo disposti ad accettare che un sistema politico, per quanto fosse imperfetto, si sarebbe potuto trasformare, riformare, con degli aggiustamenti che - magari - potevano portare a compimento alcune intuizioni iniziali.
Oggi questo, e sempre di più domani - all'uscita dal tunnel e ormai sempre più addentrati  nell'altra valle - non sarà più possibile, perché si è già dimostrata la totale insufficienza di un approccio 'accomodante'.

Oggi io non ho nessun dubbio nel dire che quel regionalismo, con 20 Regioni io lo abiuro. Lo abiuro! E sono io a dirlo, nonostante il ruolo avuto.
E anche la nostra Costituzione è quasi tutta da rivedere. 
È stato raccontato come in Italia distrussero il Servizio Sanitario unico. Per dare tutto alle Regioni.
E adesso, si dice, dobbiamo trovare un riequilibrio, dobbiamo riportare tutto ai Sindaci... Rifacciamo delle proposte,  come Civici diamoci un contrassegno e ci definiremo poi per questo programma.
Ecco, così torniamo al "chi siamo", a come definirci in base a quel che vogliamo.... Con degli aggiustamenti da fare durante un tempo indeterminato. Noi diciamo così.
E Coronavirus ci risponde: non c'è più un durante, c'è un prima e un dopo!

Non c'è più riforma: bisogna ridiscutere alla radice il mondo che ci circonda.
Anche il soggetto, il politico, il 'chi siamo', è cambiato velocemente.
Fino a qualche mese fa la politica era quella cosa, quel confronto tra raggruppamenti coagulati attorno a differenti ideologie e valori, a diversi programmi e visioni; il coronavirus ha introdotto un salto:  non c'è più contrapposizione per ideologie, ma per competenze, o semmai per interessi.

Per come è avvenuta questa trasformazione, di rivalutazione della 'competenza', per la sua immediata universale evidenza, trattandosi di scelte che determinano la mia vita o la mia morte, è una rivoluzione.
Questa é ' la' rivoluzione.
 
Perchè  finora la politica conosciuta dalla nostra generazione non contemplava questa radicalità.
La politica e il 'politicantismo' non postulava una conseguenza necessaria  con la 'competenza'.
 Il 'pubblico' ci piace, pur nella sua incompetenza, e ci rassicurava, perché le sue scelte erano comunque fatte in base a valori, a ideologie, che si potevano più o meno condividere.
Oggi cerchiamo competenza... perché sennò si muore.

Ecco, è in questo quadro che dobbiamo porre il 'noi chi siamo'.
Per adesso io vedo che noi siamo tutti..... agli arresti domiciliari.
Mentre il virus va, e va molto veloce.
Coronavirus è infinitamente mobile, mentre il Potere è stabile.
Come sapete (lo dico sempre)  Stato è il participio passato di 'stare'.
Mentre oggi vince chi si muove.
Dobbiamo muoverci, e velocemente, per ricostruire la Polis.
E c'è una sola cosa di cui abbiamo davvero bisogno: il coraggio.
Il coraggio è decisivo per cambiare. E per vincere il virus.

Anche lo schema di combattimento di questa politica non ci va più bene. Perciò bisogna cambiare anche quello schema.
A Verbania, lo ricordate? Era il Sovranismo contro una politica Civica. Avevamo scelto di sfruttare la contraddizione costitutiva della Lega, che era localista, nella sua origine dirompente e nel suo successo, ed era diventata Sovranista, nazional- sovranista.
Perciò abbiamo scelto il piccolo, il territorio, per inserirci in quella contraddizione.
E quindi il Sindaco, come riferimento.
Ma anche qui dobbiamo stare attenti: il Sindaco è istituzione statuale sul territorio, il rappresentante locale dello Stato, l'evoluzione ultima della Signoria. È chiaro che la nostra scelta non è riportare il Sindaco al.... Nuovo Stato sabaudo del 1860.
Qui si tratta invece ricostruire un europeismo di dimensione nazionale, fare dell'Europa la nostra nazione.
Il mondo di fronte alla morte ha buttato via l'internazionalità.
Coronavirus non conosce frontiere. Dobbiamo ricostruire la concezione, l'ispirazione italiana dell'Europa.
E poi subito definire: di fronte all'Europa, come collochiamo il Civismo? Cosa vuol dire 'Civico' dopo il coronavirus?
Non è una domanda retorica. Lo dico in concreto.
Penso, per esempio, ad una esperienza civica riconosciuta come quella di Valsecchi a Lecco, o anche quella delle altre città dove siamo impegnati: dopo la tragica esperienza con il virus, qual è ora il nostro programma?
È chiaro che non può essere altro che il rapporto tra città e Ospedale, cosa ha funzionato, cosa è mancato, come farne esperienza e impostare il futuro con visione e coraggio.
Cioè dico che il tema dell'identità ( 'chi siamo') è derivato dalle finalità, ma anche dal soggetto che le persegue. È questa la sfida!.
Siamo nella cosiddetta fase due.
 
È chiaro che siamo chiamati a dire: noi chi siamo dentro questo passaggio?
Io non so se uscirò di casa. Ma ammesso di farlo. Per andare dove? Per fare cosa?
Non vi sembra già cambiata anche la nostra quotidianità? Le nostre priorità?
A me, per esempio, non frega più niente del tran tran, delle riunioni, delle conferenze.

Ciò che mi interessa e mi crea molta preoccupazione invece è: cosa deve fare Milano, in questo Nuovo Mondo dove va adesso questa città, bloccata in volo?
Voi domandate: in quanto 'civici'  chi siamo....
È vero,  ci definiamo con dei programmi.
Ma questo nuovo nastrino identificatorio dove lo mettiamo? Addosso a che cosa?
Alleanza Civica è una alleanza in quale tipo di mondo vuole?
Sono passati appena cinquanta giorni e noi siamo irrimediabilmente sfidati da un mondo che è stato rivoluzionato.
 
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