11 anni dopo cosa resta della "rivoluzione arancione"? L'intervista integrale di Franco D'Alfonso a True.news.it.

11 anni dopo cosa resta della "rivoluzione arancione"? L'intervista integrale di Franco D'Alfonso a True.news.it.

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2 Giugno 2011
La Giunta Pisapia

a Palazzo Marino.

11 anni dopo cosa resta della "rivoluzione arancione"?

L'intervista integrale

di Franco D'Alfonso a True.news.it. 

Pisapia 11 anni dopo.

L’ideologo: “Arancione non è né rosso né giallo”

Franco D'Alfonso, coordinatore della campagna di Giuliano Pisapia, ricostruisce cosa resta della "rivoluzione arancione" 11 anni dopo

    Il 2 giugno di 11 anni fa, oltre alla consueta parata delle Festa della Repubblica, a Milano andava in scena un’altra cerimonia, quella d’insediamento della giunta di Giuliano Pisapia. Il 30 maggio 2011, dopo una sfida elettorale tra le più sentite della storia della città, il candidato del “popolo arancione” sconfiggeva la sindaca uscente Letizia Moratti. Una vittoria inaspettata, nella città di Silvio Berlusconi, per il vincitore delle primarie della sinistra, che inizialmente godeva dell’appoggio di Sel ma non del Partito Democratico.

A undici anni di distanza, Franco D’Alfonso, ex manager Fininvest e soprattutto coordinatore e organizzatore della Lista Milano Civica per Pisapia Sindaco con cui è stato assessore, ricostruisce cosa resta della “rivoluzione arancione”.

Dottor D’Alfonso, sono passati undici anni da quei giorni del 2011, cosa è rimasto di quella vittoria e del popolo arancione?
È sicuramente rimasta un’amministrazione retta da una maggioranza di sinistra, che senza quella rivoluzione si sarebbe vista nel 3022 come minimo.

Il cambio di stagione che ci fu con la “primavera arancione” dura ancora adesso. Perché l’attuale giunta si è affermata sul cambio di maggioranza. Nessuno ormai ricorda, ma all’epoca i giornali si dividevano sull’esito elettorale solo per dire se il vicesindaco l’avrebbe fatto Salvini o De Corato.

Cos’hanno in comune Giuliano Pisapia e Beppe Sala?
Sono due sindaci completamente diversi: il primo è un politico a tutto tondo da sempre, un avvocato penalista intrinsecamente legato alla politica.

L’altro invece viene da un’esperienza manageriale quasi programmaticamente lontano dalla politica. Rispecchia quei vecchi cartelli “Qui si lavora, non si fa politica”. È interessante che poi vadano a convergere. (...) Continua qui per leggere

 

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