Pubblicato oggi il n° 20 di CIVICAMENTE, la newsletter di Franco D'Alfonso.

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A CHE PUNTO SIAMO.
A poche settimane dall'ultima mia lettera la situazione è andata rapidamente mutando. La tempesta della pandemia, per quanto prevista, sta mettendo a dura prova l'Europa. La riva è ritornata lontana.
Va fatto perciò - soprattutto a Milano - rapidamente un 'punto nave', per capire sui vari piani (sanitario, innanzitutto, e poi istituzionale, sociale e politico) "a che punto siamo".
 
SUL PIANO SANITARIO
La lettura di una delle poche analisi statistiche serie pubblicate (prof. Graziano ONDER per Istituto Superiore Sanità) non lascia spazi a fraintendimenti: «I contagiati di adesso moriranno tra circa un mese. La vera ondata la vedremo più avanti».
Secondo la ricerca di Health Metrics si possono prevedere infatti tre curve,  a seconda del tipo di strategie di prevenzione adottate.
Per quella mediana, dove l'Italia si troverebbe adesso, si prevedono 652 morti al giorno a fine dicembre. Non si batterebbe quindi il record del 27 di marzo, quando ci furono 969 deceduti, ma comunque alla conclusione del 2020 si raggiungerebbe un dato pesante di morti totali nell'anno a causa dell'epidemia: 63mila! E questa potrebbe essere addirittura la previsione più 'ottimistica'. (Ad oggi, mentre scrivo siamo ad oltre 38.500!!)
 
Questi dati mi pare suggeriscano tre considerazioni:
1) che il virus è esattamente quello di marzo, né  più "violento" né meno;
2) che le cure/terapie "salvano" le persone sane che contraggono il virus (zero morti nel periodo fra maggio e settembre, quando il sistema sanitario non era sotto stress);
3) che le persone anziane e malate rischiano la pelle, ma qualcuna - se curata -  può essere salvata o comunque "lotta" più a lungo (a marzo morivano in sei giorni,  in agosto- settembre si moriva meno e dopo 30 giorni).
 
Questo vuol dire che se il sistema sanitario non è travolto dal numero di contagiati/malati, il Covid è malattia gestibile come altre. Quindi in attesa del vaccino, che ridurrà la pericolosità del Covid come quella del morbillo, dovremmo senza indugio investire tutto quello che abbiamo disponibile nel rafforzamento delle strutture sanitarie: medici, infermieri, materiale sanitario, igienico, spazi dedicati, diffusi sul territorio a garanzia di una città - come hanno detto in Consiglio Comunale Laura Specchio e Marco Fumagalli - che tutela innanzitutto la salute dei suoi cittadini.
 
E proprio questo è il punto!
Infatti - come stiamo scoprendo a nostre spese - per il personale medico ed infermieristico ci vuole un tempo lungo di formazione. Ma se non si è fatto nulla e si sta ancora a rompere l'anima con bandi complicati e farraginosi, non si finirà mai di avere il problema.
Bisogna ridare fiducia e mezzi alla medicina di base e ricostruire il servizio sanitario sul territorio. Investire sul personale (e si sarebbe dovuto fare 4 mesi fa!).
Per il resto (strutture, spazi, materiale) non sarebbe così complesso da mettere in campo e nemmeno così straordinariamente costoso.
Ci vogliono idee chiare e guida sicura: ma è proprio questo ciò che manca, non il denaro.
 

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