Le prove immediate che Biden dovrà affrontare e l'augurio di Alleanza Civica.

Le prove immediate che Biden dovrà affrontare e l'augurio di Alleanza Civica.

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Cogliamo l'occasione della coincidenza dell'uscita del numero 25 della newsletter con l'insediamento, proprio questo mercoledì, del nuovo e democratico 46˚ Presidente degli Stati Uniti d'America, Joe BIDEN, per porgere anche il saluto di Alleanza Civica.

Un saluto che porgiamo insieme all'augurio di raggiungere in questo suo mandato così contrastato i migliori risultati possibili. 

Lo facciamo sia con la speranza di un rinnovato slancio del multilateralismo e degli ideali liberal-democratici, e anche con la consapevolezza della importanza e delle difficoltà per le tante sfide che ancora dovrà affrontare sia all'interno che nel resto del mondo. 

Proprio per fare una rassegna dei principali problemi ed aspettative che da questa settimana Biden dovrà affrontare, ci siamo affidati al nostro giovane collaboratore Julian SPAZZI.

Julian Spazzi di Julian SPAZZI

La situazione politica, sociale e sanitaria negli States è in continua e in rapida evoluzione.

La terza ondata della pandemia Covid-19 non accenna a rallentare ed ha raggiunto in questi giorni i 400.000 morti. Nonostante la campagna vaccinale la situazione è destinata a peggiorare ancora prima di migliorare. La gestione dell'emergenza sanitaria sarà certamente uno degli obbiettivi primari della futura amministrazione Biden che la approccerà in un modo sicuramente più serio e aggressivo rispetto alla precedente amministrazione. Biden ha già annunciato che intenderà utilizzare il pieno potere del governo federale e un sostanzioso piano di 400 miliardi per aumentare la produzione/allocamento dei vaccini e l’assunzione di 100.000 operatori sanitari. 

Questo  programma fa parte di un piano ben più ampio di 1.900 miliardi (quasi il 10% del PIL) che avrà come obbiettivo, oltre quello di contrastare la diffusione della pandemia, soprattutto quello di rilanciare l’economia americana (priorità assoluta dell’amministrazione Biden) e di aiutare chi è stato fortemente danneggiato dall’epidemia.

Un’altra questione che avrà un enorme peso sarà quella socio-politica relativa al cosiddetto terrorismo interno, alla profonda polarizzazione politica e al futuro del presidente Trump: dopo l’assalto al congresso del 6 gennaio gli apparati di sicurezza non si faranno trovare impreparati.

Con una decisione senza precedenti nella storia recente, il Washington Mall e gran parte dell'area circostante sono stati chiusi al pubblico in vista dell'inaugurazione presidenziale: è stata creata una recinzione perimetrale che circonda l'intero compound del Campidoglio ed è stata schierata in massa la Guardia Nazionale, con truppe aggiuntive provenienti anche da altri Stati. 

Tuttavia, il problema del terrorismo interno è destinato a rimanere un pericolo per tutto il periodo dell’amministrazione Biden, con una consistente fetta della popolazione statunitense che ancora non crede nella legittimità delle elezioni, secondo un recente sondaggio di 'morning consulting' infatti solo il 22% degli elettori repubblicani crede le elezioni siano state svolte correttamente. 

Per non parlare inoltre del dilagare del complottismo: su tutti va citato Qanon (inserito tra l’altro dall’FBI nella lista dei gruppi che costituiscono una potenziale minaccia terroristica). Ovviamente, per il crearsi di tale situazione è stato determinante il contribuito dell'ex presidente Trump di non concedere il riconoscimento del risultato delle elezioni e di parlare/accusare ripetutamente di “rigged election”

Attualmente è stato bannato dalla quasi totalità dei social ed è finito, per la seconda volta, sotto impeachment (in questo caso le probabilità di un suo successo sono maggiori, con alcuni senatori repubblicani che hanno lasciato la porta aperta, tra cui l’influente McConell, sebbene rimanga difficile).

Inoltre non pochi guai giudiziari lo aspettano una volta decaduta l’immunità presidenziale (e non solo per problematiche finanziarie:  i pubblici ministeri in Georgia sembrano sempre più propensi ad aprire un'indagine penale a suo carico per i tentativi  di ribaltare i risultati delle elezioni statali del 2020). Difficile prevedere cosa succederà, ma tutto questo trascinamento avrà sicuramente  un’importante influenza sull’amministrazione Biden, che, per conto suo, cercherà di ridurre la forte polarizzazione presente. 

I presupposti però non sono dei migliori.

Importanti inoltre sono le aspettative per un ritorno della leadership americana in campo estero, in particolare per quanto riguarda l’emergenza climatica. A tale riguardo le dichiarazioni di Biden fanno ben sperare.

Biden ha garantito non solo un importante impegno interno nella lotta al cambiamento climatico, ma anche esterno attraverso il multilateralismo e il rientro negli accordi di Parigi. Un altro “rientro” importante sarà quello nell’OMS. 

Le future nomine, facilitate dalla recente maggioranza al Senato, sembrano confermare l’impegno; la più rilevante in tal senso è quella di J. Kerry, ex segretario di stato e ex candidato presidente, e quindi figura politica di notevole peso, come inviato speciale per il clima. 

La ri-adesione agli accordi di Parigi sarà molto probabilmente uno dei primi provvedimenti della futura amministrazione e un altro importante banco di prova lo avremo presto in occasione della ventiseiesima Conferenza mondiale delle Nazioni Uniti, che si terrà ai primi di novembre a Glasgow.

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